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09-11-2011

Indagine Excelsior 2011, l'occupazione nelle imprese della provincia di Perugia

 

Presentati dalla Camera di Commercio di Perugia i risultati per l’anno 2011. Per il terzo anno consecutivo in calo l’occupazione nelle imprese della provincia di Perugia. Secondo la rilevazione Excelsior i posti di lavoro persi nel corso del 2011 saranno circa 2.200, la risultante tra le 8.600 assunzioni previste e le 10.800 fuoriuscite dal mercato del lavoro. In calo le assunzioni per i giovani sotto i 30 anni.

 

Realizzato da Unioncamere nazionale, in collaborazione con il Ministero del Lavoro e con l’Unione Europea, il “Sistema informativo per l’occupazione e la formazione Excelsior” ricostruisce annualmente il quadro previsionale della domanda di lavoro e dei fabbisogni professionali e formativi espressi dalle imprese.

L’indagine è svolta in ogni provincia italiana dalla rete delle Camere di Commercio con interviste dirette o telefoniche su un campione nazionale di 100.000 imprese di tutti i settori economici e di tutte le dimensioni, con esclusione delle unità operative della Pubblica Amministrazione, delle Aziende pubbliche del settore Sanitario (Aziende Ospedaliere, ASL, ecc.), delle Unità Scolastiche dell’obbligo e delle Medie Superiori Pubbliche, delle Unità Universitarie pubbliche e delle Organizzazioni associative.


Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio di Perugia: “Rispetto al 2010 assisteremo nel 2011 ad un leggero miglioramento (+1,4%) del Tasso d’Entrata, che tradotto in termini numerici significa circa 8.600 assunzioni. Purtroppo risulta in crescita più sostenuta il Tasso di Uscita che passa dal 7% del 2010 all’8,3% di quest’anno, con una perdita secca di 10.800 posti di lavoro. Il saldo, dunque, è negativo per 2.200 unità, 2.200 posti di lavoro in meno che rispecchiano un andamento economico che dal I trimestre del 2011 ha visto svanire i pur timidi segnali di ripresa registrati nel 2010”. “Le situazioni di maggiore difficoltà, quelle in cui le uscite superano di gran lunga le entrate si incontrano nel settore delle Costruzioni, con –5%, anche se in leggero miglioramento a fronte del -5,8% dello scorso anno. Seguono il settore dei Servizi alle Persone e alle Imprese con un saldo pari a – 1,9%, che peggiora il dato del 2010 (-0,8%); l’industria in senso stretto ed il Commercio che registrano saldi rispettivamente pari a –0,8% e -0,6%, peraltro entrambi in attenuazione rispetto al 2010 (-1,7% e –1,1%)”.
Ancora il Presidente Mencaroni: “Sul mercato del lavoro provinciale risultano in aumento le difficoltà per i giovani di trovare una occupazione. Le assunzioni di personale non stagionale con meno di 30 anni, infatti, sono il 32,3% del totale: nel 2010 erano il 36,4% del totale. I giovani sono la fascia che subisce le conseguenze più pesanti di questa fase di contrazione dell’occupazione, anche se il dato provinciale è inferiore al 35,6% del Centro Italia e al 35% della media nazionale”. “Un dato va comunque evidenziato. In questa situazione di forte carenza di lavoro, con le imprese che creano con estrema difficoltà nuove opportunità occupazionali, il 21% delle assunzioni previste per il 2011 è di difficile reperimento”.


L’area di maggiore criticità occupazionale interessa in particolare le Piccole imprese fino a 10 occupati, che rappresentano la fascia più consistente della base imprenditoriale provinciale. Le piccole imprese sono al primo posto sia per le entrate che per le uscite, ma il saldo è fortemente negativo (-3,6%) seppur in leggero miglioramento. Stabili i livelli occupazionali nelle imprese più grandi, oltre i 50 dipendenti.
Per quanto si riferisce all’occupazione femminile, la quota di assunzioni per cui gli imprenditori perugini considerano uomini e donne ugualmente adatti alla professione è più bassa della media nazionale (il 39,4% contro il 43,8% nazionale e il 48,7% del Centro), ma sono in forte crescita le figure professionali che si ritengono più adatte alle donne, passate dal 16,3% del 2010 al 20,5% di quest’anno, a fronte di una media nazionale del 18%.
A livello settoriale la presenza femminile appare alquanto differenziata: cresce nei Servizi, ma cala fortemente nel Commercio, roccaforte del lavoro rosa. Spiccano delle particolarità interessanti: nell’Edilizia, a sorpresa, l’11% delle assunzioni è andato alle donne, quando fino allo scorso anno non venivano neanche segnalate tra le preferenze.
Sono le imprese di piccole dimensioni che, con riferimento alle assunzioni programmate, ritengono maggiormente adatto il personale di genere femminile. Nel 2011 le donne in questo segmento di imprese dovrebbero rappresentare il 26,9% delle assunzioni complessive, il dato risulta in linea con il 2010. Aumenta anche la quota di personale femminile prevista in assunzione dalle imprese con 10-49 dipendenti (pari al 17,8% a fronte del 14,2% del 2010) e dalle imprese con oltre 50 dipendenti (13,5% rispetto al 8,4% del 2010).


Segnali poco incoraggianti provengono dall’analisi qualitativa delle assunzioni di profili con titolo universitario e High Skill (dirigenti, impiegati con elevata specializzazione e tecnici). La richiesta di titoli universitari scende ancora rispetto al 2010, con il personale in possesso di titolo universitario nel 2011 che si attesta a quota 8% a fronte dell’8,4% del 2010. Data la diminuzione del dato provinciale, nel 2011, si allarga ancora un po’ il divario tra la percentuale di laureati previsti nella provincia e la media nazionale (rimasta invariata al 12,5% del 2010).
Occorre osservare che la percentuale di laureati richiesti, anche questo anno, è notevolmente inferiore rispetto a quella delle figure high skill. Ciò conferma la maggiore fiducia o attenzione degli imprenditori rivolta alle competenze tacite e non “formalizzate”, di tipo “professionale”, rispetto al sapere acquisito durante l’iter scolastico e universitario.
Sono i calo le assunzioni di personale immigrato nella provincia di Perugia. Per il 2011, infatti, si prevede una quota massima pari al 19,3% a fronte del 22,8% del 2010. Dai confronti territoriali, emerge che la quota di assunzioni di personale immigrato prevista nella provincia di Perugia, è superiore al valore regionale (18,3%), ma soprattutto al valore del Centro (15%) e alla media nazionale (13,9%). In tutte le ripartizioni territoriali nel 2011 si assiste ad una flessione della quota di assunzioni di personale immigrato rispetto al 2010.

La Graduatoria delle Professioni

In base alle assunzioni previste dagli imprenditori è possibile redigere la classifica delle 10 professioni più richieste nella provincia di Perugia e la percentuale di difficoltà di reperimento dei profili professionali.
Vedi Tabella.


Indagine Excelsior 2011


I flussi occupazionali nelle imprese perugine

Il Tasso d’Entrata atteso nel 2011 (vale a dire le entrate nel mercato del lavoro ogni 100 dipendenti occupati al 31 dicembre dell’anno precedente) nella provincia di Perugia dovrebbe aumentare di oltre un punto percentuale, rispetto al 5,2% del 2010, e attestarsi al 6,6%, corrispondente ad oltre 8.600 assunzioni. Il dato provinciale si colloca poco al di sotto di quello del Centro italia (7%) e in linea con il dato regionale.

Il Tasso d’Uscita provinciale aumenta di oltre un punto percentuale rispetto al 2010 (7%), ritornando a 8,3%, lo stesso valore del 2009, che corrisponde a quasi 10.800 fuoruscite dal mercato del lavoro. Il tasso perugino è in linea con il dato umbro (8%) e superiore al 7,7% del Centro.

Il Saldo (differenza tra tasso d’entrata e tasso d’uscita) per il terzo anno consecutivo assume segno negativo, anche se appare in lieve miglioramento rispetto allo scorso anno. Il saldo provinciale a fine anno, nella provincia di Perugia, dovrebbe attestarsi al –1,6%, in lieve ripresa rispetto al -1,8% del 2010. In termini assoluti la perdita occupazionale dovrebbe essere di oltre 2.000 posti di lavoro. Il tasso provinciale risulta in linea con il –1,5% dell’Umbria, e peggiore del –0,7% del Centro.

Va evidenziato che i dati dell’indagine Excelsior non tengono conto dei dipendenti che già si trovano o si troveranno nel corso dell’anno in Cassa Integrazione Guadagni, ordinaria o straordinaria. Per l’indagine, infatti, tali lavoratori sono in ogni caso considerati tra il personale dell’impresa, a meno di una loro uscita entro la fine dell’anno.

I flussi occupazionali per settore economico

Dall’analisi settoriale emerge che il Tasso d’Entrata migliore si registra nel settore Servizi alle Persone e alle Imprese, con un valore pari a 9,3%, in aumento rispetto al 6,5% del 2010. Il tasso delle Costruzioni, si attesta al 7%, superiore di circa un punto e mezzo percentuale al 2010 (5,4%). Il Commercio, pari al 6,2%, risulta in lieve aumento rispetto al 5,4% dello scorso anno. Il valore più basso è evidenziato dall’Industria in senso stretto con il 4,1%, che, tuttavia, appare in ripresa rispetto al 3,8% dello scorso anno.

Il Tasso d’Uscita più elevato, pari al 12%, si evidenzia nelle Costruzioni, in leggero aumento rispetto al dato dello scorso anno (11,2%); seguono i Servizi alle Persone e alle Imprese con l’11,2%, valore in crescita rispetto al 7,3% del 2010. Il Commercio, con il 6,8%, è in linea con lo scorso anno (6,5%). Il Tasso più basso si registra nell’industria in senso stretto con il 4,9%, valore in flessione rispetto al 5,5% registrato nel 2010.

Il Saldo, dato dalla differenza tra Tasso d’Entrata e Tasso d’Uscita, assume il valore più negativo nel settore delle Costruzioni, con –5%, in leggero miglioramento a fronte del -5,8% dello scorso anno. Seguono i Servizi alle Persone e alle Imprese con un saldo pari a – 1,9%, che peggiora il dato del 2010 (-0,8%). L’industria in senso stretto ed il Commercio registrano un saldo rispettivamente pari a –0,8% e -0,6%, entrambi in attenuazione rispetto al 2010 (-1,7% e –1,1%).

Nel dettaglio, il Saldo migliore è assicurato dai Servizi alle Persone e alle Imprese con +2,1%; si collocano in campo positivo anche le Industrie Tessili e dell’Abbigliamento, con un +0,5%, e le Industrie del Legno e del Mobile, con un timido +0,1%. Tutti gli altri saldi risultano negativi. I Settori che registrano le maggiori perdite di occupati in termini relativi sono le Attività degli Studi Professionali, con un saldo del –6,6%, delle Costruzioni -5% e le Industrie Alimentari, con –4,1%.

I flussi occupazionali per dimensione d’impresa

Le difficoltà del mercato del lavoro anche quest’anno si fanno sentire soprattutto sull’occupazione delle imprese di dimensioni più piccole. In termini percentuali le imprese con meno di 10 dipendenti determineranno il 72,4% della perdita di posti di lavoro della provincia di Perugia, la percentuale appare in flessione rispetto al 77% dello scorso anno. Il 18,7% del saldo sarà prodotto dalle imprese da 10 a 49 dipendenti, percentuale anch’essa in diminuzione rispetto al 21% del 2010. Le imprese più grandi contribuiranno solo all’8,9% del totale, anche se il dato appare in aumento rispetto al 2010, anno in cui il contributo delle imprese maggiori alla perdita di posti di lavoro era stato del 2%.

Assunzioni non stagionali nelle imprese perugine per il 2011

Le qualifiche professionali

Le professioni maggiormente qualificate - denominate figure high skill (ossia dirigenti, impiegati con elevata specializzazione e tecnici) - segnano una contrazione, dopo gli incrementi registrati negli anni precedenti. La percentuale, infatti passa dal 18% al 15,4% del totale.

Rimane ancora alto il gap tra la percentuale di high skill assunti nella provincia di Perugia e la media nazionale. Il dato perugino, infatti, risulta inferiore di sette punti percentuali alla percentuale nazionale (22,4%). Resta elevato anche il divario con le regioni del Centro, che registrano un valore pari a 21,9%, in linea con il 2010.

 


I titoli di studio

La richiesta di titoli universitari scende ancora rispetto al 2010. Le entrate di personale in possesso di titolo universitario nel 2011 si attestano a quota 8% a fronte dell’8,4% del 2010. Data la diminuzione del dato provinciale, nel 2011, si allarga ancora un po’ il divario tra la percentuale di laureati previsti nella provincia e la media nazionale (rimasta invariata al 12,5% del 2010).

Occorre osservare che la percentuale di laureati richiesti, anche questo anno, è notevolmente inferiore rispetto a quella delle figure high skill. Ciò conferma la maggiore fiducia o attenzione degli imprenditori rivolta alle competenze tacite e non “formalizzate”, di tipo “professionale”, rispetto al sapere acquisito durante l’iter scolastico e universitario.

Diminuisce, in termini d’incidenza relativa, la richiesta per il 2011 di personale in possesso di diploma di scuola media superiore. La percentuale è pari al 38,3%, a fronte del 49,4% del 2010. Il valore provinciale è inferiore sia alla media nazionale, passata dal 44% del 2010 al 41% del 2011, sia al dato del Centro (41,3%, in crescita rispetto al 40,4% del 2010). E’ ricercato soprattutto personale in possesso di diploma amministrativo-commerciale (il 22% dei diplomati assunti), meccanico (11%) ed elettrotecnico (8%).

Il 13% delle assunzioni di personale con diploma di scuola media superiore è considerato di difficile reperimento, in diminuzione rispetto al 29,2% dello scorso anno. Per il 77,8% dei diplomati neoassunti è ritenuta necessaria la frequenza di corsi di formazione interni o esterni, lo scorso anno necessitava di formazione l’80,9% dei diplomati.

Le forme contrattuali

Prevale anche quest’anno l’utilizzo di forme di contratto di tipo flessibile rispetto a quelle più stabili. La forma contrattuale più utilizzata, infatti, è il contratto a tempo determinato. Nel corso del 2011 il contratto a tempo determinato viene utilizzato per il 53% delle assunzione, in linea con l’anno precedente (52,8%). Il valore provinciale è superiore rispetto al Centro (46,3%) ed in linea con la media regionale (52,8%).

In flessione invece l’utilizzo del contratto a tempo indeterminato, che concentra il 30,2% delle assunzioni previste per il 2011, a fronte del 34,2% dello scorso anno. La percentuale risulta inferiore sia al Centro (40,1%), sia rispetto alla media regionale (31%).
La quota di part-time utilizzato dalle imprese perugine, pari al 18,1% delle assunzioni previste nel 2011, risulta inferiore al dato del Centro (22,4%) e in linea con il dato regionale (17,9%).

Le difficoltà di reperimento

Per il 2011 le imprese perugine segnalano un decremento nella difficoltà di reperimento delle figure professionali. La percentuale di assunzioni non stagionali considerate di difficile reperimento è del 21%, in diminuzione di oltre sette punti percentuali rispetto al 28,4%, dello scorso anno. Il valore provinciale risulta di poco superiore al 20,5% regionale e al 20,7% del Centro, e maggiore di oltre un punto percentuale rispetto al 19,7% della media nazionale.

Il tempo medio di ricerca del personale in provincia è pari a 4,2 mesi, in leggera diminuzione rispetto ai 4,6 mesi dello scorso anno. Perugia risulta essere perfettamente in linea con l’Italia, il Centro e poco inferiore all’Umbria (4,3 mesi).

Le assunzioni di personale immigrato

La quota d’assunzioni non stagionali di personale immigrato nella provincia di Perugia è in flessione. Per il 2011, infatti, si prevede una quota massima pari al 19,3% a fronte del 22,8% del 2010.

Dai confronti territoriali, emerge che la quota di assunzioni di personale immigrato prevista nella provincia di Perugia, è superiore al valore regionale (18,3%), ma soprattutto al valore del Centro (15%) e alla media nazionale (13,9%). In tutte le ripartizioni territoriali nel 2011 si assiste ad una flessione della quota di assunzioni di personale immigrato rispetto al 2010.

Diminuisce la necessità, secondo le imprese, di provvedere alla formazione dei soggetti in entrata che potrebbero non possedere competenze sufficienti a svolgere con immediatezza specifiche mansioni all’interno dell’azienda. Il 72,3% delle assunzioni di immigrati, infatti, necessita di ulteriore formazione: valore abbastanza elevato, ma in flessione rispetto allo scorso anno (era l’80%).

Le prospettive occupazionali per i giovani

Nel 2011 è più difficile per i giovani trovare lavoro. Le assunzioni di personale non stagionale con meno di 30 anni, infatti, sono il 32,3% del totale, in flessione rispetto al 36,4% del 2010. I giovani sono la fascia che subisce le conseguenze più pesanti di questa fase di contrazione dell’occupazione. Il dato provinciale è superiore al 31,7% della regione, ma è inferiore al 35,6% del Centro e al 35% della media nazionale.

La maggiore propensione ad assumere personale al di sotto dei 30 anni viene manifestata dalle imprese dei servizi, con il 36% del totale. All’interno dei servizi, inoltre, esistono significative differenze tra le diverse attività. La quota di giovani assume i valori più elevati nei servizi alle imprese (79,2%) e nel commercio al dettaglio e all’ingrosso (58,3%). All’opposto nei trasporti e attività connesse si ferma al 9,8%.

Nell’industria in senso stretto la propensione ad assumere personale al di sotto dei 30 anni si attesta al 26,5%. Anche all’interno del settore industriale si rilevano differenze tangibili, ma meno significative rispetto ai servizi. La quota di giovani evidenzia i valori più elevati nelle industrie del legno e del mobile (55%), in quelle del tessile e dell’abbigliamento (43,7%) e nella meccanica ed elettronica (36,1%); all’opposto, le percentuali più basse si registrano nelle costruzioni (pari al 17,4%).

Le previsioni relative al 2011 evidenziano un cambiamento della propensione ad assumere giovani da parte delle imprese in base alla loro dimensione. Le microimprese (1-9 dipendenti), nel 2011 ritornano ad essere le più propense all’assunzione di giovani di età inferiore ai 30 anni, dopo che nel 2010 si era registrata una forte contrazione della percentuale di giovani in entrata. Le persone con meno di 30 anni, infatti, sono il 39,6% delle assunzioni nelle piccole imprese, erano il 32,3% nel 2010. La quota di giovani raggiunge il 27,7% nelle imprese da 10 a 49 dipendenti, in flessione di quasi otto punti percentuali rispetto al 2010 (35,5%). Scende l’interesse per il segmento giovanile da parte delle imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti): nel 2010 era pari al 40,5% delle assunzioni, mentre nel 2011 cala al 25%.

Le prospettive occupazionali per le donne

Attraverso il Sistema Informativo Excelsior si chiede alle imprese, per le singole figure ricercate, di indicare anche se ritengono più adatto personale maschile o femminile, oppure se la distinzione è ininfluente ai fini dello svolgimento dell’attività lavorativa. L’esito dell’indagine, pur non fornendo la percentuale esatta di uomini e donne che le imprese intendono assumere, permette una valutazione sul genere considerato più adatto per lo svolgimento delle professionalità ricercate.

La quota di assunzioni per cui gli imprenditori considerano uomini e donne ugualmente adatti alla professione è più bassa della media nazionale (il 39,4% contro il 43,8% nazionale e il 48,7% del Centro): gli imprenditori perugini sarebbero quindi più propensi ad esprimere una preferenza di genere.

La quota di figure per le quali è ritenuto più adatto il genere femminile a Perugia si attesta al 20,5%, con un sensibile aumento rispetto al 16,3%, del 2010. La percentuale risulta superiore alla media nazionale, pari al 18%. La quota di imprese che considerano “indifferente” il genere della persona che intendono assumere rimane quasi stabile: si passa dal 40,5% del 2010 al 39,4% del 2011. La componente maschile, invece, risulta in diminuzione, a favore della componente femminile, scende infatti dal 43,3% del 2010 al 40,1% del 2011.

A livello settoriale la presenza femminile appare alquanto differenziata. Le figure femminili sono ritenute più adatte soprattutto nei servizi, con il 24,7% delle preferenze espresse, in aumento rispetto allo scorso anno (21,9%). La percentuale di donne nel Commercio, si attesta al 17,3% in forte calo rispetto al 21,7% del 2010. Nell’industria la preferenza va nettamente al personale maschile: solo il 14% delle persone che dovrebbero essere assunte nel settore industriale sarà di genere femminile, perfettamente in linea con lo scorso anno. Nel settore dell’edilizia, infine, le donne sono preferite nel 11% delle assunzioni, mentre lo scorso anno non erano mai state segnalate più adatte degli uomini.
Sono le imprese di piccole dimensioni (fino a 9 dipendenti) che, con riferimento alle assunzioni programmate, ritengono maggiormente adatto il personale di genere femminile. Nel 2011 le donne in questo segmento di imprese dovrebbero rappresentare il 26,9% delle assunzioni complessive, il dato risulta in linea con il 2010. Aumenta anche la quota di personale femminile prevista in assunzione dalle imprese con 10-49 dipendenti (pari al 17,8% a fronte del 14,2% del 2010) e dalle imprese con oltre 50 dipendenti (13,5% rispetto al 8,4% del 2010).

 



 

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