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28-01-2013

Movimprese, la demografia delle imprese in provincia di Perugia. NatalitĂ  e mortalitĂ  delle imprese registrate presso la Camera di Commercio di Perugia nell'anno 2012

 

Al termine di un anno durissimo, la base imprenditoriale della provincia di Perugia arresta la sua crescita, ma resiste sopra soglia 74.000.
Lo stock complessivo delle imprese operanti in provincia al 31 dicembre 2012 si ferma a 74.100 unità, contenendo a 60 unità la flessione rispetto al 2011.

 

Giorgio Mencaroni, presidente Camera di Commercio di Perugia: “Per il terzo anno consecutivo la nostra base imprenditoriale non riesce ad espandersi. Tiene, ma non è in grado di alimentare una nuova fase di crescita.
Nel 2012, in provincia, hanno chiuso più di 10 imprese al giorno, 3.902 in totale. Un dato migliore rispetto al 2011 (quando chiusero 4.188 imprese), ma non abbastanza da compensare il calo delle nuove aperture – 3.986 in tutto il 2012 – uno dei peggiori risultati degli ultimi anni.
E la tendenza si è progressivamente appesantita con il trascorrere dell’anno. Quanto duro sia stato il 2012, lo dimostra un dato che desta grande preoccupazione: in provincia di Perugia 4.950 imprese - il 6,6% del totale delle imprese registrate – sono in crisi conclamata, di queste 2.900 in “scioglimento o liquidazione” (+5,6% sul 2011) e 2.000 sottoposte a procedure concorsuali (+1%)”.
“Il pesante arretramento dell’ultimo trimestre 2012 – saldo negativo di 168 unità tra aperture e chiusure – annuncia un 2013 ancora in negativo.
Le imprese attendono azioni decise ed efficaci dal Governo che uscirà dalle prossime elezioni.
Occorre rimettere al centro dell’azione politica l’impresa, da cui dipende il lavoro, riducendo – per l’impresa e per il lavoro - la pressione fiscale.
La ripresa può venire solo dal mercato e dunque servono interventi mirati alla nascita di nuove imprese ad elevato contenuto occupazionale e tecnologico, dando priorità ai giovani, alle donne e all’imprenditoria sociale”.

 

Nel 2012 la base imprenditoriale della provincia di Perugia, per il terzo anno consecutivo, resta al palo, bloccata intorno a quota 74.000 imprese registrate, raggiunta già nel 2010.
Crescono invece le “Unità Locali” - + 1,2%, 13.200 in totale - che portano il numero delle strutture aziendali localizzate nella provincia di Perugia a 87.300 unità, stabili rispetto al 2011.


“Per il terzo anno consecutivo la nostra base imprenditoriale non riesce ad espandersi: tiene, ma non è in grado di alimentare una nuova fase di crescita” ha detto il presidente della Camera di Commercio di Perugia Giorgio Mencaroni, illustrando i dati di Movimprese sulla dinamica nascita/mortalità delle imprese nel 2012.
“Nel 2012, in provincia, hanno chiuso più di 10 imprese al giorno, 3.902 in totale. Un dato migliore rispetto al 2011 (quando chiusero 4.188 imprese), ma non abbastanza da compensare il calo delle nuove aperture – 3.986 in tutto il 2012 – uno dei peggiori risultati degli ultimi anni. E la tendenza si è progressivamente appesantita con il trascorrere dell’anno”. Ancora il presidente Mencaroni: “E quanto duro sia stato il 2012, lo dimostra un dato che desta grande preoccupazione: in provincia di Perugia 4.950 imprese - il 6,6% del totale delle imprese registrate – sono in crisi conclamata, di queste 2.900 in “scioglimento o liquidazione” (+5,6% sul 2011) e 2.000 sottoposte a procedure concorsuali (+1%)”.


Le previsioni non sono incoraggianti. Mencaroni lo dice chiaro: ”Il pesante arretramento dell’ultimo trimestre 2012 – saldo negativo di 168 unità tra aperture e chiusure – annuncia un 2013 ancora lontano da quella pur timida ripresa che molti annunciano per il secondo semestre”. “Non possiamo attendere oltre: le imprese hanno bisogno di azioni decise ed immediate dal Governo che uscirà dalle prossime elezioni. Occorre rimettere al centro dell’azione politica l’impresa, da cui dipende il lavoro, riducendo – per le imprese e per il lavoro - la pressione fiscale. La ripresa può venire solo dal mercato e dunque servono interventi mirati alla nascita di nuove imprese ad elevato contenuto occupazionale e tecnologico, dando priorità ai giovani, alle donne e all’imprenditoria sociale”.


Ovviamente, se le imprese sono più deboli risultano anche più vulnerabili e a rischio sopravvivenza. Nel quarto trimestre 2012, sono state aperte 27 procedure fallimentari e 8 concordati o altre forme di accordo. Nel primo caso, il valore rispetto alla dimensione del sistema produttivo è inferiore a quello medio nazionale: i fallimenti nella provincia di Perugia sono stati 0,36 per mille imprese, rispetto ad un valore nazionale di 0,54. Analoga, invece, la diffusione dei concordati (0,11 per mille imprese rispetto a 0,10 a livello nazionale).
I fallimenti si sono concentrati nel Manifatturiero, energia e minerario, nelle Costruzioni, nel Commercio; qualche caso anche nel Turismo e nei Servizi alle imprese.
Gli scioglimenti e liquidazioni volontarie sono stati 260, pari a 3,5 per mille imprese (contro il 4,8 a livello nazionale). I Servizi alle imprese e il Commercio sono i comparti dove sono risultati più numerosi gli scioglimenti e le liquidazioni volontarie, seguiti a distanza dalle Costruzioni, Manifatturiero, energia e minerario e Turismo. 

 

Movimprese – dati 2012

Il numero complessivo delle imprese registrate nella provincia di Perugia al 31 dicembre 2012 è pari a 74.100 unità, e rimane praticamente identico a quello del 2011. Le attive sono quasi 64.000, in leggero decremento rispetto all’anno precedente. Crescono invece dell’1,2% le “Unità Locali”, che superano il numero di 13.200, portando il totale delle strutture aziendali localizzate nella provincia a circa 87.300 unità, sostanzialmente stabili rispetto al 2011.


Nel IV trimestre 2012, sono risultate iscritte in provincia di Perugia, 740 nuove imprese, di cui il 30% circa società di capitali e il 54% imprese individuali. Le iscrizioni sono in diminuzione rispetto a quelle rilevate nel precedente trimestre del 2012 di quasi il 6% e di oltre il 14% rispetto allo stesso trimestre del 2011.


“Importante rilevare - ha sottolineato il Presidente della Camera di Commercio - che le sole società di capitali hanno avuto un andamento contrario, con un incremento delle iscrizioni del 42% rispetto al terzo trimestre del 2012 e di oltre il 36% rispetto al quarto trimestre 2011. Su quest’ultimo confronto, Perugia mostra un andamento nettamente migliore di quello medio nazionale (+20,8%). Questo vuol dire che stanno nascendo imprese strutturate, con le potenzialità per produrre lavoro ed essere competitive sui mercati locale ed esteri”.


Sempre nell’ultimo trimestre del 2012 le cessazioni “non d’ufficio” sono state pari a 908, in aumento di quasi il 46% rispetto al terzo trimestre 2012, ma in calo di quasi l’11% rispetto allo stesso trimestre 2011.
Il saldo netto tra iscrizioni e cessazioni è dunque ampiamente negativo (-168 unità), ma deriva soprattutto dalla peggior dinamica delle società di persone e soprattutto delle imprese individuali. Per le società di capitali, al contrario, il saldo rimane largamente positivo.

 

Il peso delle società di capitali e delle altre forme societarie
Nel 2012, le società di capitali sono risultate il 19,2% di quelle registrate. Una netta minoranza, ma in costante crescita negli anni: le società di capitali registrate nel 2007 erano infatti solo il 16% e nel 2002, il 12,8%.
Nel quinquennio 2007/2012, le società di capitali registrate sono aumentate ad un tasso annuo composto del 4,1%; anche nell’ultimo periodo, l’incremento è stato di un significativo 3,4%; andamento analogo hanno mostrato le società di capitali “attive”, con un aumento nel quinquennio del 4,1% annuo composto, e del 2,5% nell’ultimo anno.
La presenza di società di capitali (sia registrate che attive) nella provincia di Perugia è in linea con la media regionale, ma decisamente inferiore a quella media in Italia e in Italia Centrale, dove esse (le registrate) risultano rispettivamente il 29,2% e il 23,2% del totale.
La diffusione delle imprese individuali e di persona è in linea con i valori medi regionali; le seconde hanno, invece, un peso maggiore rispetto a quello nelle regioni del Centro e in Italia.
Nell’ultimo decennio, il peso delle imprese individuali registrate è diminuito di circa 6 punti percentuali, mentre è rimasto quasi inalterata l’incidenza delle società di persone.

 

La distribuzione delle imprese per comparto produttivo
Il Commercio e l’Agricoltura sono di gran lunga i principali comparti dell’economia perugina in termini di numerosità delle aziende: nel 2012, poco meno del 24% delle attive operava appunto nel Commercio e il 20% circa nell’Agricoltura; il 15,5% è nelle Costruzioni.


Per quanto concerne gli altri comparti, il Manifatturiero, Energia e Minerario, e i Servizi alle Imprese si collocano intorno all’11%. Nella provincia di Perugia, il Commercio ha un peso leggermente inferiore a quello medio in Umbria (che si ferma al di sotto del 25%), delle regioni del Centro e dell’Italia nel suo complesso. In media regionale, ma molto maggiore di quanto si osserva nel Centro e in Italia è, invece, l’incidenza dell’Agricoltura. In linea con i valori medi del Centro e dell’Italia, il peso delle Costruzioni e del Manifatturiero, energia e minerario; risulta, invece, sotto – rappresentato il comparto dei Servizi alle Imprese, rispetto ai valori del Centro e dell’Italia.


Per quanto riguarda l’andamento del numero di imprese rispetto allo scorso anno, gran parte dei comparti sono in diminuzione, ma nessuno in modo accentuato: con riferimento alle attive, i risultati peggiori sono il -1,6% dell’Agricoltura; - 1,3% delle Costruzioni. In controtendenza, il Turismo che cresce del 3,2% e i Servizi alle imprese del 2,4%.

 

Il tasso di sopravvivenza delle imprese
Le imprese sono più deboli e vivono meno. Solo il 67,3% delle imprese iscritte nel 2009 è risultata ancora attiva nel 2012 e solo il 77% circa delle imprese iscritte nel 2011 era ancora attiva l’anno successivo. La dinamica negativa subita dal sistema produttivo nel 2012 trova conferma nel fatto che tra le imprese iscritte nel 2009, nel 2011 era ancora attivo circa il 74%; mentre delle iscritte nel 2010, oltre il 78% erano ancora in attività l’anno successivo, per scendere al di sotto del 72% nel 2012.


Le imprese con maggiore tasso di sopravvivenza sono quelle “di persone”. Tra le iscritte nel 2009, oltre il 70% era ancora attivo nel 2012, mentre, tra le società di capitali questa percentuale scende a meno del 65%. Tra le iscritte nel 2011, il risultato migliore è sempre delle imprese individuali con oltre il 79% ancora in attività; piuttosto negativo è, invece, il risultato delle società per azioni, considerato che solo il 71% risulta ancora attivo nel 2012.


Tra le imprese classificate, l’Agricoltura si rivela il comparto con il maggior tasso di sopravvivenza: tra le iscritte nel 2009, quasi l’89% era in attività nel 2012; il 94% circa delle imprese agricole iscritte nel 2011 erano attive l’anno successivo. Tassi di sopravvivenza relativamente alti si osservano anche nei Trasporti e spedizioni, mentre sono relativamente più bassi nel Commercio e nelle Costruzioni, con circa il 66% di imprese iscritte nel 2009, ancora attive nel 2012.

 

L’imprenditoria femminile, giovanile e di origine estera
Nel 2012, nella provincia di Perugia, le imprese attive guidate da donne sono risultate poco più del 26%, valore in media con quello dell’intera regione (26,8%), delle altre regioni del Centro (25,2%) e superiore a quello medio nazionale (24,3%). L’imprenditoria femminile è particolarmente diffusa nell’ambito delle imprese individuali (29% del totale di questa categoria), mentre nelle società di capitali scende a poco più del 16%.


Il 35,8% delle imprese del Turismo sono “femminili”; l’imprenditore “donna” è molto presente anche negli “altri settori” (48% del totale), nell’Agricoltura (quasi il 33%) e nel commercio (29%).
Le imprese attive guidate da giovani , sono circa il 10% del totale; una diffusione analoga a quella media dell’Umbria, del Centro e leggermente inferiore a quella dell’Italia (pari all’11,5% del totale).


Anche le imprese giovanili sono relativamente più presenti nell’ambito delle imprese individuali, ove rappresentano quasi il 13% dell’intero aggregato. Tra le società di capitali, quelle “giovanili” sono solo il 7,5%.


A livello di settore, le imprese “giovanili” sono maggiormente distribuite nel Turismo e nelle Costruzioni, dove rappresentano circa il 14% del totale delle imprese di tali comparti.
Le imprese attive “straniere” sono pari a poco più dell’8% del totale provinciale; un valore analogo a quello medio sia dell’Umbria (8%) e dell’intera Italia, ma inferiore a quello medio delle regioni del Centro (10,5%).


Gran parte delle imprese “straniere” operano nella forma di impresa individuale; l’11,6% di queste è appunto guidata da “stranieri”. Molto modesta è, invece, la presenza nelle società di capitali (3,5% dell’insieme totale).
Le imprese “straniere” sono maggiormente concentrate nelle Costruzioni (18,7% del totale di comparto) e nel Commercio, ove rappresentano l’11% del totale de
 

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