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09-04-2013

Forum Obiettivo Impresa - Perugia, lunedì 8 aprile 2013

 

Forum Obiettivo Impresa Perugia, lunedì 8 aprile 2013


L’Artigianato, forse più di altre categorie produttive, risente degli effetti di una crisi epocale che in 5 anni ha dato origine a due successive recessioni.
Dal Forum organizzato dalla Camera di Commercio di Perugia sul tema: “Valorizzazione dei mestieri artigiani e delle abilità manuali: verso il futuro, innovando” esce il profilo di comparti produttivi locali in profondo rosso, ma in cui non mancano eccezioni anche molto significative.


L’Artigianato umbro ha valori e potenzialità per sopravvivere alla crisi e riconfermare il suo ruolo di cardine del ssitema economico locale.
Al Forum sono intervenuti Carla Casciari, Assessore Politiche e Programmi Sociali, Istruzione e Sistema Formativo Integrato della Regione dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio di Perugia, il Prof. Enzo Rullani, Professore di Economia della Conoscenza presso la Venice International University, Roberto Giannangeli, Direttore CNA provinciale Perugia e l’imprenditore Luca Mirabassi. Ha moderato i lavori il giornalista Federico Fioravanti.

 


Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio di Perugia, lo dice senza parafrasi: “L’Artigianato perugino e Umbro è in profondo rosso e sta attraversando uno dei peggiori momenti della sua storia secolare. Molte piccole imprese, e ovviamente non solo artgiiane, ma industriali e del terziario sono stremate, avviate verso un declino, che in alcuni casi difficilmente riusciranno ad invertire”. I numeri dell’Artigianato sono impietosi. Ancora Mencaroni: “Ultimo trimestre del 2012, Artigianato della provincia di Perugia: Produzione – 8,1%, Fatturato – 9,9%, Ordinativi – 8,8%. Flessioni che si sommano a quelle almeno degli ultimi quattro anni”.
Dal 2008 al 2012 in Umbria è scomparsa una impresa artigiana al giorno. Nel 2008 le aziende artigiane attive erano 24.662, alla fine dello scorso anno erano diventate 23.165: 1497 aziende in meno, il 6%, quando invece la flessione del totale delle imprese umbre si è fermata ad un – 0,8%.
In provincia di Perugia in 3 anni (2010-2011 e 2012) sono 796 le imprese artigiane che hanno alzato bandiera bianca, in quasi tutti i settori.
“Ma la forza dell’Artigianato è ancora viva e capace di proiettarsi nel futuro, di avere un domani, oltre la crisi – ha notato il presidente Mencaroni. In alcuni settori come il tessile e l’agro alimentare, ma anche la meccanica, siamo nella condizione di poter competere con chiunque, sia in Italia che all’Estero. Laddove sono necessari eccellenza, intelligenza, creatività, cultura, alta specializzazione possiamo competere e vincere. Una scelta che tuttavia non ci deve trovare isolati: fare sistema, operare per reti di impresa èla codizione necessaria per ripartire e tornare alla crescita dell’artgiianato”.


Un messaggio lanciato ai giovani, rappresentati in sala dagli studenti dell’Istituto Superiore PATRIZI BALDELLI CAVALLOTTI di Città di Casello, che possono trovare nell’artigianato la piena rappresentazione delle proprie capacità e una occasione di lavoro vero e gratificante.
Suilla necessità di strimgere un rapporto diretto tra mondo dell’artigianato e sistema della formazione ha insistito Carla Casciari, vice presidente della Giunta Regionale e assessore regionale per le Politiche e i Programmi Sociali, l’Istruzione e Sistema Formativo Integrato.


“Riflettiamo da sempre sulla necessità di dare un significato forte al rapporto che deve unire il mondo dela formazione da quello dell’impresa – ha detto Casciari - ma poi quando sento parlare di difficoltà del mondo del lavoro nel reperire profili professionali adeguati alle loro esigenze, mi rendo conto che anora molta strada deve essere percorsa. Gli ultimi dati sulle iscrizioni all’anno scolastico 2013/2014, fanno capire che i percorsi lavorativi verso Impresa e Artigianato non sono tra i preferiti. E difatti, ancora una volta in Italia i ragazzi hanno scelto i licei per il 49,1%, il 31,4% ha preferito l’Istruzione Tecnica e il 19,6% gli Istituti Professionali. In Umbria, si è andati oltre questi risultati: i ragazzi che hanno scelto i licei sono stati il 52,3%, al di sopra della media nazionale, un 29,6% ha scelto l’Istruzione Tecnica e il 18,1% i Professonali. Una situazione che attende una qualchje modifica, pensando ad esempio che verso i cluster Tecnologici, dell’Aerospazio, ma anche Agrifood e Chimica Verde esistono spinte forti in termini di capacità di assunzione”.
Un altro dato significativo riportato dall’Assessore Casciari è quello relativo alla percentuale di stundenti che abbandonano gli studi prima del conseguimento di un diploma o di una laurea. “L’Umbria ha una situazione incoraggiante – ha detto Casciari: siamo all’11,6% rispetto alla media italiana del 18,2, peraltro abbastanza lontana dagli obiettivi europei fssati al 10 per cento. Una differenza positiva, per il fatto che l’Umbria ha una popolazione con qualifiche molto alte, soprattutto in termini di diplomi universitari e di lauree universitarie, ma che può trovare una giustificazione nella scarsa disponibilità di posti di lavoroanc che induce a rimanere nell’area di parcheggio offerta dalla Scuola Superiore e dall’Università”.

Il Prof. Enzo Rullani, docente di Economia della Conoscenza presso la Venice International University, guarda all’Artigianato come una esperienza viva, tutt’altro che avviata verso il tramonto.
“Ai tempi del fordismo pensavamo che la capacità manuale e con essa la piccola impresa e soprattutto l’artigianato sarebbero spariti – ha ricordato il Prof. Rullani. E’ avvenuto il contrario: l’organizzazione fordista è entrata in crisi e l’artigianto conserva ancora molta dela sua vitalità. Basta vedere ad esempio la realtà empirica del Made in Italy, basato in gran parte sui valori dell’imprenditoria personale, sull’intelligenza di artigiani, stilisti, designer, uniti in una filiera in cui loro si specializzano nel fare design, ma poi occorre che qualcuno trasformi il design in mobili, i bozzetti in vestiti da confezionare e porre in vendita. Il Made in Italy è una sintesi dell’artigianato reinterpretato perché diventa globale e immateriale, uno stilista ha uno stile che si vende anche con la comunicazione televisiva, però ha dentro quell’approccio di conoscenza generativa che sta nella testa della gente, quindi ha dentro la base dell’artigiano, di colui che usa la testa per fare un prodotto”.


Eccellenze produttive che riescono ad imporsi come ha ricordato l’Imprenditore Luca Mirabassi, che ha voluto smarcarsi dalle interpretazioni eccessivamente negative che troppo spesso raccontano di un artigianato umbro in stato comatoso. Non è così” ha detto Luca Mirabassi, “Il nostro settore tessile a Perugia sta funzionando e ha segnato da due, tre anni degli incrementi notevoli. Le aziende a marchio proprio e non solo le più note come Cucinelli, Cruciani, Filippi, come la nostra azienda Antoniazzi, da 3 anni hanno cominciato a crescere e si sono portate dietro un vasto settore della subfornitura artigiana, che è cresciuto insieme a noi. Ciò è stato possibile perché cinque anni fa, gli imprenditori a marchio proprio del settore tessile umbro biamo fatto scelte specifiche e mirate, decidendo di non delocalizzare, di restare uniti a lavorare e produrre in Umbria”.

“Il saper fare è un patrimonio dell’Italia, delle imprese artigiane e anche industriali”. ha detto il Direttore di CNA Perugia Roberto Giannangeli. “E’ questo l’elemento che coniuga e differenzia il sistema produttivo italiano da altri. Noi nonostante la crisi, nonostante si sia perso circa il 25 per cento del manifatturiero negli ultimi cinque anni, continuiamo a essere uno dei principali paesi manifatturieri di Europa, e quindi questo ci fa bene sperare, perché nonostante la mancanza di riforme, nonostante un fisco asfissiante le imprese italiane, nel loro insieme, sono riuscite a resistere, anche se oggi siamo realmente agli sgoccioli: in Umbria chiede un’impresa al giorno, in Italia chiude un’impresa al minuto. Non parlo solo di imprese artigiane ma di tutto il sistema imprenditoriale. La speranza che ci tiene in vita è la capacità di “saper fare”, propria sia delle imprese artigiane che di quelle medie, che nella maggioranza dei casi peraltro sono nate artigiane.. Allora, se questo è stato, se il saper fare è un elemento distintivo, la prima cosa sulla quale dobbiamo lavorare è prendere coscienza del valore della nostra cultura del fare, cercare di riposizionarci in un mercato che è comunque cambiato radicalmente. Il punto di partenza, a mio avviso, è la scuola, ridefinire il rapporto tra il mondo del lavoro e il mondo della scuola, e in questo siamo già intervenuti nei mesi scorsi ponendo sul tavolo alcune progettualità che potranno servire anche come paradigma e elemento di riflessione”.

 

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