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02-10-2013

"Prospettive per lo sviluppo della cittĂ  di Perugia"

 

"Prospettive per lo sviluppo della città di Perugia" Interventi di Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio di Perugia, Nicolò Savarese Architetto e Roberto Segatori, Docente dell’Università degli Studi di Perugia. Ha moderato il giornalista Federico Fioravanti.

 


Quale futuro attende la città di Perugia e seguendo quali percorsi potrà assicurarsi reali prospettive di crescita e sviluppo sociale ed economico. “Obiettivo Impresa”, rivista edita dalla Camera di Commercio di Perugia, ha chiamato a confrontarsi su questi temi, tanto fondamentali e complessi e, per questo, sentitissimi, Giorgio Mencaroni, presidente della Camera perugina, l’ente di riferimento del sistema delle imprese, Nicolò Savarese, architetto, dell’Associazione “Mecenate ‘90” e coautore del dossier per la candidatura di Perugia2019 e Roberto Segatori, Ordinario di Sociologia dei Fenomeni Politici dell’Università degli Studi di Perugia. Ha moderato i lavori il giornalista Federico Fioravanti. Contributi al dibattito sono venuti da Carmen Leonbruni, dirigente della struttura organizzativa per il Centro Storico del Comune di Perugia, da Sergio Mercuri presidente di Confcommercio, Carla Cicoletti e Rolando Mancini dell’Università di Perugia, Massimo Duranti, critico d’arte, Giuseppe Capaccioni della Consulta del Centro Storico.

 


“Di certo, non è soltanto la città di Perugia a conoscere problemi di identità, crisi di valori sociali, culturali ed economici” ha notato il Presidente della Camera Giorgio Mencaroni. “Perugia è investita da fenomeni comuni a tante altre città – e non solo italiane – che attaccano il profilo, la struttura stessa del modello di aggregazione così come lo conosciamo da secoli e che peraltro abbiamo visto evolversi e modellarsi ai tempi, per giungere modificato, ma vivo fino a noi. Oggi evidentemente occorre un cambiamento più radicale. Negli spazi urbani si concentrano la maggior parte dei problemi, acuiti oggi da una recessione cronicizzata, cui si sommano, per causa ed effetto, disagio sociale, perdità di identità, difficoltà ambientali e di governance”.

 


“La città va ripensata”, quasi uno slogan, fatto proprio da tutti gli intervenuti. “Per far rinascere Perugia occorre che intanto si faccia un passo indietro – ha detto Mencaroni. “Occorre riportare in centro le famiglie e le attività di supporto alle persone, azzerando le scelte che qualche decennio fa ne stimolarono l’allontanamento”. “La responsabilità? Dobbiamo dividercele in molti: la politica che ha favorito l’esodo dei residenti dal centro storico, divenuto area per le facili locazioni di immobili, presto interessati da un inevitabile decadimento. E anche le imprese, che prima hanno seguito il richiamo dei centri commerciali esterni, al cui interno non hanno certo evitato la crisi ed oggi ripensano al centro, senza però avere la possibilità di tornarci”. Ancora Mencaroni:” “Dall’insula romana ad oggi, la città e il suo “centro” si sono sviluppati intorno alle botteghe artigiane, agli esercizi commerciali, ai servizi. E devono conservare nel tempo questa loro essenza vitale. Forse per affrontare il futuro dobbiamo ripartire proprio da qui, da queste istanze che, oggi, sembrano condensarsi nel concetto di smart city, espressione che sintetizza, per lo più, buone pratiche di partecipazione, elevati livelli di sicurezza, bassa incidenza della criminalità, un patrimonio culturale ben custodito. Una Smart City, se non è già una città sostenibile, per lo meno è una comunità sociale in evoluzione, mobilitata per crescere e per durare, ed anche per competere in fatto di economia, benessere ed inclusione sociale. Mi pare che per Perugia questa possa essere un obiettivo credibile verso cui tendere”.

 


“Perugia vive uno sviluppo straordinario fino agli anni ’70 - ha osservato il Prof. Roberto Segatori, Ordinario di Sociologia dei Fenomeni Politici dell’Università degli Studi di Perugia – quando almeno tre elementi hanno concorso a darle un grande splendore, confermandola nell’immagine di città aristocratica e stabile: l’avvento della Regione, che completa l’identità di Perugia come capitale politico amministrativa; la crescita economica sospinta dalla vera esplosione di due industre cittadine, che riescono a competere su scaal internazionale, quali l’Ellesse e la Perugina. Terzo elemento, la crescita dell’Università che dopo la legge che liberalizza gli accessi, attrae fino a 40 mila studenti”. “Poi Perugia comincia a perdersi, con progressivi smottamenti che portano fuori dall’area urbana cittadini, attività commerciali e di servizio. E non bastano certo a fronteggiare il fenomeno l’adozione di sistemi di mobilità all’avanguardia - Scale mobili – che dovrebbero assicurare comunque la vitalità al Centro cittadino”. “Il peggio – ha continuato Segatori – è che lo smotamento a valle - superiore a quelle di città simili – ha trascinato fuori dalla città anche i principali centri di atrazione culturale come i cinema, certi luoghi di aggregazione, le librerie. E, peraltro, non sono del tutto sicuro che lo smottamento si sia fermato del tutto. Se così non fosse, la nostra identità continuerebbe a sbiadire”.

 


Quali scelte possono arrestare il declino? “Ovviamente – secondo Segatori – riportare la gente in centro e farcela vivere meglio. Come? Migliorare l’accessibilità alla città. Una notazione sul tema, banale, ma significativa: quanto tempo ci vorrà ancora per sperimentare a Perugia un radicale abbassamento dei prezzi di parcheggio? Non è possibile una città in cui le tariffe dei parcheggi sono così alte. Occorre lavorare sui trasporti, proprio in funzione di una migliore accessibilità verso il centro storico: il minimetro non basta, al massimo serve solo per l’ingresso da ovest. E poi, recupero di spazi urbani, come l’ex carcere di piazza Partigiani, che immagino trasformato in una cultur fabrik, dove i giovani vanno e sperimentano spin off creativi. Terzo, incentivare e se del caso sollecitare con ordinanze sindacali la manutenzione degli edifici di proprietà pubblica e privata. E città di eccellenza tecnologica, a cominciare dall’accesso WiFi free ovunque.
Infine, fare di Perugia una città più aperta, sia verso l’esterno, ma anche dentro le sue mura. Una città meno chiusa, che sappia vivere aperture multietniche, un valore per le città più moderne del mondo. Nella nostre città al contrario si vive ancora nella separatezza, come l’acqua e l’olio, tra gli autoctoni e gli “altri”. Che spesso finiscono per ritrovarsi occupanti dei centri storici, con i residenti spostati nelle zone residenziali”. “Quand’è ché cominciamo a contaminarci?” si è chiesto Segatori. “Questa è un altra sfida, da cui far nascere un’identità di Perugia che resta aristocratica perché ha una qualità straordinaria, ma finisce di essere statica, una città chiusa. E una città di separatezze non affronta bene il futuro”.


L’Architetto Nicolò Savarese, che ha partecipato alla stesura del Dossier per la candidatura di Perugia 2019, ha voluto sottolineare come si possa pensare a un modello di città che superi l’ambito urbano per divenire rete aperta ad altre entità cittadine. “Attenzione, ha detto Savarese, quando parliamo di città dobbiamo capire che questa non è necessariamente una concentrazione edilizia, è anche una struttura complessa, territoriale, regionale, in cui, però ci deve essere un punto centrale, un Hub, un punto di riferimento, la cui funzione fondamentale è quella di relazionare questa rete con il resto del mondo, detto in parole molto semplici. Allora uno dei concetti è l’Umbria, Perugia e l’Umbria. Purtroppo, non mi nascondo che una delle deficienze maggiori di Perugia, anche rispetto alla sua regione, al suo territorio, è di essere malamente riconosciuta come capoluogo e come capitale di questa regione. Questa è una condizione da modificare assolutamente se si vuole fare nascere realmente La Perugia del futuro”. 


 

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