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05-06-2015

13^ Giornata dell'economia

 

In occasione della 13° Giornata dell’Economia, la Camera di Commercio di Perugia ha reso pubblica la Nota Economica della Provincia di Perugia per il 2014, elaborata dall’Ente camerale con la collaborazione dell’Istituto Tagliacarne.

 

Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio di Perugia: “La nostra Nota Economica della Provincia ci consegna l’immagine di una economia provinciale che anche nel 2014 è stata frenata su posizioni recessive, ancora dense di criticità, ma che a fine anno, e poi nel primo trimestre 2015 evidenzia, se non una chiarissima inversione dei cicli, senza dubbio una nuova condizione, che stavolta pare avere la consistenza necessaria a portarci fuori dalla peggiore fase recessiva del dopoguerra. Verificheremo quanto questa inversione interesserà anche le PMI meno internazionalizzate”.


“Come Camera di Commercio di Perugia seguiremo con attenzione l’evolversi delle dinamiche economiche e a settembre, in occasione della Premiazione del Lavoro e dell’Impresa, presenteremo una nuova Nota Economica, che mi auguro ci consentirà di guardare al 2014 come all’ultimo anno della grande recessione”.


“Il miglioramento del clima congiunturale è riconducibile non solo al ciclo internazionale più favorevole, ma anche a stimoli più concreti, dagli interventi di finanza pubblica all’adozione di più incisive politiche monetarie. Il calo del prezzo del petrolio, la svalutazione dell’euro e il quantitative easing rappresentano un mix in grado di porre le basi per un più solido recupero dell’attività economica e per un apprezzabile mutamento dello scenario economico per i mesi a venire”.

 

La Nota Economica, realizzata in occasione della 13a Giornata dell’Economia, rappresenta il momento di sintesi dell’attività di ricerca svolta in maniera continuativa dalla Camera di Commercio di Perugia, unitamente all’intero sistema camerale nazionale, al fine di analizzare le dinamiche e le modificazioni strutturali in atto nei sistemi imprenditoriali locali e proporre politiche di intervento. Per scelta dell’Ente quest’anno lo studio esce come comunicato stampa in ossequio alla seria spending review che caratterizza il bilancio camerale. L’originalità di questo lavoro sta nel leggere l’evoluzione dei fenomeni attraverso la lente dell’ economia territoriale e dell’andamento di migliaia di piccole e piccolissime imprese. Dunque, non l’economia della finanza ma l’economia reale: quella che muove l’economia del nostro paese e che le Camere di Commercio interpretano e sostengono in quanto istituzioni dei territori ed espressione di tutto il mondo imprenditoriale italiano. E’ infatti sulle PMI meno internazionalizzate e sulle famiglie che l’effetto della crisi si è fatto maggiormente sentire e soltanto quando anche per questi soggetti vi sarà un’inversione di tendenza si potrà dire di essere finalmente usciti tutti dal duro periodo che ha caratterizzato gli ultimi anni. E’ intenzione della Camera di Commercio fornire periodicamente aggiornamenti sull’evoluzione delle condizioni delle imprese del territorio per monitorare con attenzione il percorso di uscita dalla crisi.


“La dinamica della ricchezza: torna a crescere il Valore Aggiunto in Provincia di Perugia”

Nel dettaglio della Nota Economica, il Presidente Mencaroni, ha rimarcato l’andamento del Valore Aggiunto della provincia di Perugia calcolato a prezzi correnti, che nel 2014 mostra un’economia a ritmo lento, ma non del tutto ferma. “E infatti, il Valore Aggiunto perugino sperimenta, nell’anno passato, una variazione del +0,1%, nonostante, quello complessivo della regione registri un andamento negativo e pari al -0,4%, a causa di una significativa perdita registrata dal sistema economico provinciale di Terni. La dinamica del valore aggiunto nazionale è pari al +0,2%”.

In termini assoluti, il 2013 aveva consegnato al 2014 un Valore Aggiunto prodotto dalla provincia di Perugia di oltre 15 miliardi di euro, più di tre quarti del Valore Aggiunto regionale che si attestava a 19 miliardi e 770 milioni di euro.
Dal punto di vista settoriale, il maggior contributo proviene dal comparto degli “altri servizi” che raccoglie il maggior numero di imprese perugine. Infatti, la ricchezza prodotta dagli altri servizi si attesta su un valore pari a quasi 7 miliardi e 500 milioni di euro, ovvero il 49,8% del totale provinciale. Seguono, il comparto commerciale che incide per il 23,6%, l’Industria in senso stretto che contribuisce per il 18,3% ed, infine, l’Edilizia (5,4%) e l’Agricoltura (2,9%).


Dal punto di vista della dimensione imprenditoriale, sono le imprese di piccole dimensioni a contribuire per quasi tre quarti alla formazione della ricchezza provinciale. Infatti, le imprese con meno di 50 addetti, generano, il 73% del totale del Valore Aggiunto perugino. Un Valore superiore rispetto a quanto si riscontra per la media nazionale e regionale, dove le piccole imprese contribuiscono, rispettivamente, per 67,7% e per il 72,5% del Valore Aggiunto complessivo.


I potenziali di crescita inespressi della provincia di Perugia sono al di sotto della media nazionale: siamo 43 esimi nella graduatoria nazionale, Terni è 39esima


Al fine di interpretare meglio le dinamiche di crescita dell’economia provinciale ed individuare correttamente le motivazioni della mancata crescita del territorio, è stato realizzato un modello statistico relativo ai potenziali di crescita inespressi del territorio che si basa su tre componenti fondamentali nell’economia:
l’intensità del lavoro, data dal numero medio di ore lavorate computando anche le persone in cerca di occupazione e gli inattivi disponibili a lavorare. Tale indicatore rappresenta piuttosto fedelmente l’intensità della produzione di un territorio, nonché la capacità delle famiglie di attivare il ciclo economico attraverso i consumi;
le infrastrutture economiche (rete stradale, ferrovie, aeroporti, reti energetico-ambientali, servizi a banda larga, strutture per le imprese), rappresentative della capacità di un territorio di supportare l’attività economica riducendo le esternalità negative per le imprese;
l’operatività creditizia, data dal rapporto impieghi su depositi, che indica l’intensità del circuito economico attraverso il contributo delle risorse immesse.

 

L’indice, ottenuto attraverso la combinazione dei suddetti indicatori, risulta essere nella provincia di Perugia pari a 94,5, leggermente più basso che nella provincia di Terni (95,7) ed inferiore di 5,5 punti rispetto all’indice base Italia=100. Pertanto la provincia di Perugia si colloca al 43esimo posto nella classifica nazionale per potenzialità inespresse, dietro anche alla provincia di Terni, che occupa invece il 39esimo posto.

 

Per concludere, dunque, la provincia di Perugia risulta avere complessivamente un potenziale inespresso medio-basso, migliorabile in particolare con riferimento alla dotazione infrastrutturale che potrebbe avere un ruolo più significativo nell’attrazione di investimenti dall’esterno.

 

La Provincia di Perugia è scarsamente sensibile all’evoluzione del ciclo economico generale.

Combinando tra loro le direttrici dell’evoluzione e integrando i processi di crescita e sviluppo, si perviene alla costruzione di una matrice di sensibilità al ciclo economico generale.
La finalità di tale analisi è quella di cogliere segnali positivi di evoluzione dell’economia locale che anticipino le tendenze future del mercato. 

La provincia di Perugia presenta un indice sintetico relativo alla sensibilità del ciclo economico di livello medio-basso, in termini assoluti pari a 75,8, quindi di 24,2 punti inferiore al dato medio nazionale (100) e tale da posizionare la provincia al 58esimo posto tra le province italiane (Terni è al 63esimo posto della stessa classifica).
Ponendo come base 100 il valore medio italiano, vi sono alcuni aspetti rispetto ai quali la provincia appare particolarmente reattiva; si tratta dell’apertura del turismo agli stranieri (93,1), del livello di benessere raggiunto dalle famiglie (98,7) e del livello di redditività delle imprese (82). L’unico indicatore in cui la provincia raggiunge un valore più alto (109,5) rispetto alla media nazionale riguarda le caratteristiche del mercato. Pertanto i fattori che posizionano la provincia tra quelle a bassa sensibilità al ciclo economico sono senza dubbio la scarsa apertura verso il commercio estero, la carenza di infrastrutture adeguate e un tessuto di imprese non particolarmente innovative ed aperte alle nuove tendenze.
Il comparto culturale, che rappresenta uno dei pochi settori in crescita dell’economia nazionale, rappresenta un’importante volano anche per l’economia perugina poiché i prodotti dell’artigianato locale, il cibo locale e la moda diventano sempre più essenziali nelle strategie di place branding e di promozione dei territori.

Giorgio Mencaroni: ”Ciò che serve alle imprese perugine è trovare un proprio “ruolo” sui mercati internazionali in tutti i passaggi, dalla produzione alla vendita, per essere competitive a livello globale”.


In calo il numero delle imprese, ma il sistema imprenditoriale perugino si stia progressivamente orientando verso l’irrobustimento del proprio tessuto produttivo.

Il sistema imprenditoriale della provincia di Perugia, risulta costituito, nel 2014, secondo i dati di fonte camerale da un numero di imprese attive, ovvero tutte quelle che esercitano regolarmente l’attività economica, pari a 62.466 unità.
L’analisi della composizione del tessuto imprenditoriale per forma giuridica mostra una netta prevalenza, all’interno del sistema economico della provincia di Perugia, delle ditte individuali. Dal punto di vista della composizione del tessuto per forma giuridica, reso 100 il totale delle aziende che costituiscono il sistema imprenditoriale della provincia di Perugia, le ditte individuali rappresentano il 60,6%. Un valore che appare sostanzialmente in linea rispetto a quanto si evidenzia per gli altri livelli territoriali di riferimento (Umbria: 61,2% e Italia: 61,4%).
Seguono, le società di persone, ovvero tutte quelle imprese per le quali prevale l’elemento soggettivo rispetto al capitale, che, in provincia di Perugia risultano il 21,2% del tessuto imprenditoriale; un valore superiore rispetto a quanto si evidenzia per la regione di riferimento (Umbria: 20,3%) e, soprattutto, rispetto alla media nazionale (13,6%).

Nella forma giuridica di società di capitale, ovvero la forma societaria più solida e strutturata dal punto di vista finanziario e organizzativo, convergono il 16,2% del totale delle imprese attive nella provincia di Perugia. In questo caso, il valore appare inferiore rispetto a quanto si evidenzia per la media nazionale, dove, invece, le società di capitale rappresentano il 19,6%.

L’analisi dinamica delle imprese presenti in provincia mostra degli andamenti negativi. Tra il 2014 e il 2013, infatti, in provincia di Perugia si registra una riduzione di imprese registrate che si attesta su un valore pari al -0,8%, da attribuirsi, in primo luogo, alle ditte individuali che sperimentano una flessione pari al -1,6% e alle società di persone che registrano una riduzione del -2,2% e, in secondo luogo, vista la minore rappresentatività, alla forma giuridica classificabile come “altre forme” che sperimenta una riduzione del  -9,5%.

Anche in Italia e in Umbria si registra, tra il 2013 e il 2014, una riduzione del numero di imprese pari al -0,7%.

Elemento positivo all’interno del tessuto imprenditoriale della provincia di Perugia è sicuramente da rilevare dall’andamento registrato dalle Società di capitale. Infatti, questo tipo di società potendo contare su una struttura più solida ed organizzata riesce a mostrare degli andamenti positivi sia nella provincia di Perugia, sia in Umbria che in Italia. Nella provincia di Perugia si registra un incremento di questa tipologia di società del +4,4%, superiore rispetto alla media  nazionale (2,6%).

 

Un risultato che lascia presumere come il sistema imprenditoriale perugino si stia progressivamente orientando verso l’irrobustimento del proprio tessuto produttivo.

Un’analisi settoriale delle 62.466 imprese attive che nel 2014, costituiscono il tessuto imprenditoriale della provincia di Perugia, consente di comprendere la specializzazione economica del tessuto produttivo. Infatti, analizzando i dati, si evidenzia come il 29% delle attive, siano localizzate all’interno dell’attività degli altri servizi, un valore in linea rispetto a quanto si evidenzia per la provincia di Terni e per l’Umbria, anche se inferiore rispetto quanto si evidenzia per la media nazionale (32,5%). Seguono, le attività commerciali all’interno delle quali si localizzano il 24,4% delle imprese perugine. Nel settore primario convergono invece 13.145 imprese, ovvero il 21% del totale del settore produttivo provinciale, un valore che appare superiore sia rispetto alla media regionale (20,6%) sia per quel che riguarda la media nazionale (14,7%). Anche il settore industriale in senso stretto appare maggiormente rappresentato in provincia di Perugia rispetto agli altri livelli territoriali. Infatti, nel comparto si localizzano, nel 2014, il 10,7% del totale (Italia: 10,3%).

Dal punto di vista dinamico, la flessione che ha registrato il tessuto imprenditoriale della provincia di Perugia tra il 2013 e il 2014, si evidenzia in riferimento a quasi tutti i comparti di attività economica

Unica eccezione a tale tendenza risulta costituita dal comparto degli altri servizi, che registra un incremento del numero di imprese attive del +0,7% e che, in considerazione del peso rivestito dal comparto per l’economia provinciale, riesce in parte ad attenuare le flessioni registrate dagli altri settori di attività economica mentre il settore commerciale rimane sostanzialmente stabile rispetto l’anno precedente. La flessione più significativa si evidenzia per il settore primario, che registra una riduzione del numero di imprese attive pari al -2,8%. Una dinamica che sembra non interessare unicamente la provincia di Perugia, considerando come anche il settore agricolo italiano registri una riduzione del numero di aziende attive del -2,4%. Segue il comparto dell’edilizia che, in difficoltà ormai da alcuni anni, perde parte del tessuto produttivo provinciale, registrando una flessione pari al -2,5%.

Per completare l’analisi relativa alla demografia imprenditoriale, è necessario esaminare le caratteristiche del tessuto artigianale della provincia di Perugia, che rappresenta un importante elemento del tessuto produttivo del territorio perugino. Le imprese artigiane nel 2014 in provincia di Perugia risultano pari a 17.257 unità. La maggior parte di queste, risultano localizzate nel settore edile che da solo assorbe il 39,2% delle imprese del tessuto produttivo della provincia. Seguono, il comparto industriale che assorbe il 26,2% delle imprese artigiane attive a Perugia, e il comparto degli altri servizi, dove invece se ne localizzano il 27,4%.

 

Le Imprese Giovanili

Nel 2014, sono 6.503 le imprese attive nella provincia di Perugia riconducibili alla classe di imprese giovanili. L’analisi dinamica pone in evidenza le difficoltà vissute da questa tipologia imprenditoriale nel corso di questi anni che interessa tanto la provincia di Perugia quanto anche tutto il sistema economico nazionale. In effetti, tra il 2013 e il 2014, si registra una riduzione del numero di imprese attive giovanili che raggiunge il -2,6%, superiore, quindi, rispetto a quanto si evidenziava per il tessuto imprenditoriale complessivamente considerato (dove la flessione si attestava su un valore pari al -0,7%).

 
Le Imprese Straniere 

Le imprese straniere attive ammontano invece, nel 2014, a 5.574 unità. Dal punto di vista, dinamico, se per quelle giovanili, si rileva una tendenza negativa, per quanto riguarda quella straniera si evidenzia una dinamica opposta e positiva. Nello specifico, tra il 2013 e il 2014, si assiste ad un incremento del numero di imprese straniere presenti in provincia di Perugia del +3,5%. Una dinamica che interessa tutti i comparti di attività economica, con l’unica eccezione rappresentata dall’edilizia dove si registra una riduzione del -1,2%.

 
 
La Green Economy 

La sostenibilità ambientale, e quindi una maggiore attenzione alle tematiche green, incide notevolmente non solo sui costi della produzione e su un miglioramento dei processi produttivi, ma anche sulla qualità dei prodotti venduti. L’attuazione di investimenti green-oriented, permette, infatti di guadagnare una maggiore competitività sulle piattaforme internazionali. Una tematica particolarmente sentita anche nella provincia di Perugia dove sono 4.230 le imprese che tra il 2008 e il 2014 hanno investito o programmato di investire in prodotti e tecnologie green. Una cifra che corrisponde al 22,3% del totale delle imprese presenti in provincia, un valore superiore rispetto alla media nazionale (21,8%). Dal punto di vista della tipologia di investimenti green effettuati, la maggior parte delle imprese e, precisamente, l’82,2% ha investito in tecnologie e prodotti green per la riduzione dei consumi di materie prime ed energia, il 16,5% per la sostenibilità del processo produttivo, e infine, il 10,0% per il prodotto e/o servizio offerto.

  

Il Mercato del Lavoro, dal primo trimestre del 2015 i primi miglioramenti.

 

Nell’ultimo anno hanno iniziato a manifestarsi i primi segnali di miglioramento all’interno del mercato del lavoro. Alcuni indicatori hanno difatti segnalato timidi miglioramenti, soprattutto dal I trimestre 2015.

Nella provincia di Perugia, il numero degli occupati è cresciuto dello 0,4% nel 2014 rispetto all’anno precedente, così come anche a livello nazionale. Gli occupati maschi sono diminuiti nell’ultimo anno dello 0,8% a livello provinciale, mentre a livello nazionale sono cresciuti del +0,2%. La componente femminile della forza lavoro invece è cresciuta del 2%, un incremento superiore rispetto quanto rinvenibile a livello nazionale, dove la medesima dinamica si attesta al 0,6%.

L’occupazione provinciale in termini percentuali privilegia il terziario, ma rispetto alla distribuzione regionale e nazionale, emerge nella provincia di Perugia un più elevato peso dell’agricoltura e del settore industriale. Si tratta in entrambi i casi di settori in espansione, basti pensare come gli occupati nel settore agricolo registrino un incremento, nel corso del 2014, rispetto all’anno precedente del 18,2% (contro l’1,6% nazionale). Crescita percentualmente minore, ma non per questo meno rilevante da un punto di vista di sviluppo economico è la variazione positiva di 2 punti percentuali che ha interessato il numero degli occupati perugini nel settore della manifattura industriale (laddove la percentuale di crescita a livello nazionale si attesta all’1,4%). Gli occupati del settore delle costruzioni si sono invece ridotti nell’ultimo anno del 21,1% nel territorio perugino, mentre a livello nazionale la contrazione è stata del 4,4%. Un risultato che sottolinea le difficoltà del comparto.

 

Gli occupati del settore commerciale sono diminuiti nel corso dell’ultimo anno a livello provinciale (-0,7%), come anche a livello regionale e nazionale, contrariamente a quanto avviene per gli altri servizi del terziario, che evidentemente offrono servizi fortemente competitivi e innovativi, soprattutto nella filiera del turismo (che, come si vedrà nei paragrafi successivi, rappresenta un settore fondamentale per l’economia umbra in generale e della provincia di Perugia nello specifico).

Nella provincia di Perugia, il numero di persone in cerca di occupazione cresce di +8,4% rispetto al 2013. I maschi in cerca di occupazione nella provincia di Perugia sono aumentati nel 2014 del 17,1%, mentre il numero delle lavoratrici femmine alla ricerca di un’occupazione rimane sostanzialmente invariato. Diverso il trend che emerge, invece, a livello nazionale: il numero delle donne in cerca di lavoro cresce del 7,2% su tutto il territorio nazionale (contro i 4% del numero degli uomini). Il diverso andamento è presumibilmente da ricollegarsi all’assorbimento sul territorio perugino di 2 mila e quattrocento nuove lavoratrici donne.

In termini percentuali, l’incidenza della popolazione attiva tra i 15 e i 64 anni sul totale della popolazione in età lavorativa, nel perugino è cresciuta dell’1,1% nel 2014 rispetto all’anno precedente; nello stesso periodo è cresciuta di 1 punto percentuale a livello regionale e di mezzo punto percentuale a livello nazionale.

 

Il tasso di occupazione che, nella provincia di Perugia è cresciuto dello 0,5 nell’ultimo anno, cresce dello 0,1% nella regione Umbria e dello 0,2% in Italia.

Contestualmente, nella provincia di Perugia, anche il tasso di disoccupazione, risulta in aumento dello 0,7% rispetto al 2013, attestandosi su un valore pari all’11%, inferiore dello 0,3% rispetto al dato medio regionale e di 1,7 punti percentuali rispetto al dato medio nazionale.

La situazione risulta particolarmente critica quando ci si focalizza sulla realtà giovanile. È infatti noto che a risentire degli effetti della recessione degli ultimi anni sia la fascia più giovane della forza lavoro, penalizzata anche nel 2014 da un nuovo record di disoccupazione. Nella provincia di Perugia il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è pari al 40,1%, quasi quattro volte quello totale, di poco inferiore al dato regionale (42,5%) e a quello nazionale (42,7%).

La disoccupazione nel territorio perugino riguarda soprattutto, ma non in maniera considerevolmente superiore, la componente femminile. Il tasso di disoccupazione femminile è pari all’11,6% (leggermente più basso rispetto all’anno precedente), mentre quello maschile si attesta sul 10,5% (in aumento dell’1,4% rispetto al 2013). Il gap fra disoccupazione femminile e maschile non è particolarmente ampio neppure a livello nazionale (è pari al 13,8% nel primo caso e all’11,9% nel secondo caso), mentre appare ben più netta a livello regionale. 

 

Il “Benessere” della Provincia di Perugia 

La misurazione e l’analisi del grado di “benessere” di un territorio è sempre molto complessa. Sicuramente fondamentale a tal riguardo è considerare il valore aggiunto, un indice della ricchezza prodotta dal territorio, ottenuto sommando il valore di tutti i beni ed i servizi finali prodotti in un determinato periodo di tempo.

 

I dati relativi al 2013 indicano un valore aggiunto pro capite per la provincia di pari a 22.742 euro, in aumento del’1,2% rispetto al 2012; tale valore risulta essere superiore alla media regionale (22.176 euro) ma inferiore al valore medio nazionale (24.185 euro).

Analizzando il dato relativo ai consumi delle famiglie nel suo complesso, si evidenzia come il valore pro-capite per la provincia perugina ammonti nel 2013 a 15.796 euro, valore più basso di quello del 2012 (-3%). In termini di posizionamento, Perugia si colloca in linea con il dato regionale (che registra una spesa pro capite pari a 15.795 euro, in riduzione del 2,2% rispetto al 2012) ma al di sotto della media nazionale (spesa pro capite di 16.397 euro, anch’esso in riduzione rispetto all’anno precedente, questa volta del 2,6%).

 

A contribuire maggiormente al commercio estero perugino è l’industria manifatturiera. Per quanto riguarda le esportazioni, queste ammontano nel 2014, in riferimento alla sola manifattura a 2.350 milioni di euro, ovvero il 94,4% del totale delle esportazioni provinciali. Tra i comparti, il maggior contributo proviene dall’industria dei macchinari e apparecchi, che con 575.741.671 rappresenta il 23,1% dell’export e cresce del 2,2% nell’ultimo anno. Segue il tessile che con 500.234.075 euro contribuisce al 20,1% dell’export, registrando peraltro un incremento rispetto al 2013 del +3,1%. Al terzo posto, l’industria alimentare che con 387.918.577 euro rappresenta il 15,6% delle esportazioni, registrando un incremento del +2,0% rispetto al 2013.

Per quel che riguarda gli altri settori di attività economica, l’apporto prevalente proviene, nel 2014, dal settore agricolo che con 127 milioni di euro contribuisce al 5,1% del totale dell’export provinciale, sebbene, in flessione del -6,4% rispetto al 2013.

 
L’Attività Turistica 

La provincia di Perugia rappresenta una realtà dall’alto contenuto attrattivo, in grado di soddisfare differenti forme di turismo, grazie ad un mix straordinario fra bellezze naturali, ricchezze artistico-culturali, suggestioni religiose e testimonianze storiche ed archeologiche (che vanno dai numerosi ruderi romani ed etruschi ai borghi medievali arroccati sulle colline) ed enogastronomia. Fare sistema intorno a tutte queste inestimabili ricchezze significa fornire un impulso notevole all’economia locale.

Imponente è l’apporto del turismo perugino su quello regionale: i turisti arrivati sul territorio della provincia di Perugia sono pari al 88% di quelli giunti in Umbria. La provincia detiene un indice di concentrazione turistica (rapporto fra arrivi e popolazione) pari a 281,6 (tale indice è pari a 170,9 a livello nazionale) e questo fa sì che la provincia si trovi al 19-esimo posto della classifica nazionale. Tuttavia vi sono numerosi aspetti su cui potrebbero essere poste delle azioni di miglioramento, volte ad attrarre ad esempio un numero maggiore di turisti stranieri ed incrementare le permanenza media dei turisti.

Per quanto riguarda il primo aspetto, si ricorda che i turisti arrivati nella provincia di Perugia nel 2013 sono poco meno di 1,9 milioni, prevalentemente italiani (71,5% per circa 1,3 milioni di turisti); di contro, i turisti stranieri sono stati 535 mila circa. Pertanto l’indice di internazionalizzazione turistica della provincia di Perugia (rapporto tra arrivi stranieri su totale arrivi) si attesta al 28,5%, un valore decisamente più basso della media nazionale (48,4%). Il dato mostra chiaramente la necessità di integrare la strategia di marketing turistico rivolta alla clientela oltreconfine, per sfruttare quel potenziale bacino di viaggiatori ancora poco attenti alle bellezze storico-naturalistiche offerte dalla provincia di Perugia e più in generale dall’Umbria. Per quanto riguarda le seconda questione, si evidenzia che la permanenza media (numero pernottamenti per arrivo) dei turisti nella provincia di Perugia è di 2,7 giorni nel 2013, inferiore rispetto la media nazionale che nel 2013 risulta pari a 3,6 giorni. Le presenze che si sono complessivamente registrate nella provincia di Perugia nel corso del 2013 sono state poco meno di 5 milioni.

Il 69% degli arrivi ed il 52,3% delle presenze nella provincia di Perugia, ha deciso di soggiornare presso delle strutture alberghiere. Tra l’altro la provincia registra un indice di qualità alberghiera inferiore alla media nazionale, poiché il 15,4% degli alberghi è a 4-5 stelle, contro il 17,4% che si registra a livello nazionale. Tenendo conto di questo indice, la provincia si colloca al 65-esimo posto della classifica nazionale. Una quota consistente di turisti si è rivolta a strutture ricettive complementari, che stanno diventando sempre più frequentemente una valida risposta ad una domanda turistica che va verso tipologie alternative agli alberghi.

In sostanza, dall’analisi del quadro turistico provinciale, emerge un settore in salute, che ha saputo mostrarsi duttile ed adattare la sua offerta ricettiva alle mutate esigenze del turista. Tuttavia la permanenza media dei turisti, stranieri e non, potrebbe essere prolungata e portata ai livelli medi nazionali così come si potrebbe scommettere su una maggiore attrattività di viaggiatori internazionali. Il turismo, d'altronde, è uno dei motori principali della nostra economia, per via di un effetto moltiplicatore che lo stesso esercita su numerosi altri settori produttivi, servizi in primis. Il turista, infatti, oltre a utilizzare le strutture ricettive, utilizza i mezzi di trasporto pubblici e privati, partecipa a manifestazioni culturali, visita musei, consuma prodotti enogastronomici tipici del luogo, acquista prodotti dell’artigianato locale. Pertanto chi viaggia non contribuisce alla ricchezza della sola industria ricettizia, ma in senso lato a tutta la cosiddetta filiera dell’”accoglienza”.

 

Per la provincia di Perugia, si stima che la spesa complessivamente supportata dai turisti che si sono trovati a visitare uno dei luoghi del territorio si è attestata nel 2014 pari a 227 milioni di euro (+10% rispetto al 2013). La ripresa è stata percentualmente più consistente nella provincia umbra di quanto non si sia verifica a livello nazionale, dove la spesa dei viaggiatori è cumulativamente cresciuta nell’ultimo anno del 3,3%. Seppure in calo del 30,3%, il saldo della spesa turistica internazionale appare ancora in positivo nel 2014. 

 

Nel 2014, la provincia di Perugia esporta per un valore complessivo pari a 2 miliardi e 489 milioni di euro, contribuendo al 72% dell’export umbro. Rispetto al 2013, le esportazioni perugine hanno registrato una dinamica positiva che si attesta su un valore pari al +0,4%, in controtendenza rispetto alla dinamica complessivamente sperimentata dalla regione. La bilancia commerciale della provincia di Perugia è in attivo, grazie ad un valore delle importazioni inferiore rispetto a quello delle vendite all’estero. Nel 2014, nello specifico, la provincia di Perugia, importa beni e servizi per un valore di 1.342 milioni di euro, registrando un incremento del +10% rispetto al 2013.


Scarica il comunicato completo di tabelle
 

Allegati

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