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14-07-2016

Osservatorio sull'Artigianato in Provincia di Perugia, I trimestre 2016

 

La Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura della provincia di Perugia analizza lo stato dei comparti artigiani riferito al I trimestre dell’anno 2016.


Al 31 marzo le Imprese Artigiane attive in provincia erano 16.738: un numero mai così basso da cinque anni a questa parte.


In quattro anni, dal primo trimestre 2012 al primo 2016, il sistema artigiano perugino ha perduto 1.586 imprese, passando da 18.324 unità alle attuali 16.738. Come dire, che dal 31 marzo 2012 non è passato giorno senza che chiudesse almeno una azienda artigiana.


Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio di Perugia: “Le imprese artigiane sono quelle che più di tutte hanno risentito degli effetti della crisi. E ancora oggi, con la crisi che sembra definitivamente avviata verso la fine, l’Artigianato è la sola categoria economica che continua a registrare cali significativi delle imprese attive”. Lo prova l’andamento delle iscrizioni nei primi 90 giorni del 2016 ferme a quota 316, il valore più basso registrato nello stesso periodo degli ultimi cinque anni, con una diminuzione dell’1,3% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Al contrario, nello stesso periodo, le nuove iscrizioni totali delle imprese sono aumentate del 6%”.


In calo anche il numero delle imprese che hanno cessato l’attività – 510 dal 1 gennaio al 31 marzo 2016 - comunque sempre superiore a quello delle nuove iscrizioni. Il saldo, dunque, è negativo per 194 unità, peraltro il valore più contenuto registrato nei primi trimestri degli anni a partire dal 2013. Il saldo negativo nati/mortalità con cui si apre il 2016, è stato generato dalla diminuzione delle cessazioni e non da un aumento delle iscrizioni”.


Ancora il Presidente Mencaroni: “Ma le difficoltà delle imprese artigiane certo, sono in generale legate agli effetti di una crisi globale e di due successive recessioni (la seconda appena terminata), ma anche alla caduta dei consumi delle famiglie e alla loro lentissima ripresa, a una pressione fiscale aumentata in maniera abnorme, senza dire di un accesso ai finanziamenti praticamente azzerato e dell’aumento dei costi di gestione. Ma oltre al danno economico causato dalla chiusura di tante attività, c’è anche un aspetto sociale molto preoccupante da tenere in considerazione. Quando chiude definitivamente la saracinesca di una azienda, di una bottega artigiana, peggiora la qualità della vita dell’intera area in cui essa lavora: c’è meno sicurezza, più degrado e il rischio di un concreto impoverimento del tessuto sociale”.


“Per fortuna - ha sottolineato Mencaroni - l’Artigianato è ancora vivo e capace di proiettarsi nel futuro, di avere un domani, oltre la crisi. In alcuni settori come il tessile e l’agro alimentare, ma anche la meccanica, siamo nella condizione di poter competere con chiunque, sia in Italia che all’Estero. Laddove sono necessari intelligenza, creatività, cultura, eccellenza, possiamo competere e vincere. Percorsi che tuttavia non ci devono trovare isolati: dobbiamo fare sistema, operare per reti di impresa, investire sulla innovazione, sulla conoscenza e sulla formazione. L’Artigianato non deve tradire la sua natura, ma non deve temere i mutamenti, a cominciare dall’apertura al digitale. L’artigianato deve riuscire ad annullare un “digital divide” ancora troppo ampio, convincendosi che, in fondo, applicando percorsi e applicazioni digitali sempre meno standardizzate, si contribuisce a far rivivere il concetto di artigianalità”.

Il nuovo Artigianato perugino è “donna” - femminile il 15% del totale delle imprese – e “straniero” il 18% del totale.
Contrastato il dato sui giovani entranti, gli under 35: creano il 20% delle nuove imprese nel I trimestre del 2016, ma in termini tendenziali, calano del 10%.

Le imprese straniere, invece, registrano un notevole incremento (+ 21,3%), muovendosi in senso opposto rispetto al dato nazionale, che registra una flessione del 3,2%
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I Trimestre 2016

1. Le imprese artigiane registrate per forma giuridica


Il numero complessivo delle imprese artigiane registrate al 31/03/2016 nella provincia di Perugia è pari a 16.781, il valore più basso registrato nell’ultimo quinquennio. Rispetto alla stesso trimestre del 2015 le imprese artigiane sono diminuite del 2%, in linea con le variazioni registrate nel primo trimestre dell’ultimo triennio (-1,8% nel 2015 e – 2,2% nel 2014).
Il sistema artigiano della provincia è caratterizzato dalla presenza di oltre 12.000 ditte individuali pari al 71,7% del totale delle imprese artigiane, in lieve riduzione rispetto al passato, infatti nel 2011 ditte individuali erano il 72,2% del totale.
Le società di persone sono la forma societaria più rilevante dopo le ditte individuali. Nella provincia di Perugia le società di persone rappresentano il 22,2% delle imprese artigiane, il loro peso risulta in lieve riduzione da oltre cinque anni (nel 2011 erano il 23,5%). Il peso delle imprese di persone nel tessuto produttivo artigianale è di poco inferiore rispetto al quello delle imprese considerate complessivamente (22,9%). Le società artigiane di persone nel I trimestre 2016 sono diminuite del 3,5% in termini tendenziali.

Grafico 2 - imprese registrate in provincia di Perugia per forma giuridica

2. Le imprese artigiane attive per settore di attività
Le imprese artigiane attive della provincia di Perugia sono 16.738 il valore più basso dell’ultimo quinquennio. Rispetto alla stesso trimestre del 2015, le imprese sono diminuite del 1,9%, in linea con la variazione registrata nel primo trimestre dell’anno precedente (-1,8%) e migliore del –2,2% del I trimestre 2014.



Le imprese attive artigiane sono concentrate soprattutto nel settore delle Costruzioni, che rappresenta il 38,1% delle imprese artigiane, a fronte del 14,2% del totale delle imprese complessivamente considerate. I Servizi pesano il 28,1% nel comparto artigiano, quasi in linea con il peso assunto per il totale delle imprese (29,6%). Il Manifatturiero rappresenta il 26,4% delle imprese attive artigiane a fronte del 10,5% del totale delle imprese.

 

3. Il saldo tra iscrizioni e cessazioni
Nel primo trimestre dell’anno le nuove iscrizioni artigiane sono state 316 ed è il valore più basso registrato nello stesso periodo degli ultimi cinque anni, con una diminuzione dell’1,3% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente; in controtendenza rispetto alle iscrizioni totali delle imprese, che sono aumentate del 6%.


Le imprese artigiane che hanno cessato la loro attività sono state 510, anche in questo caso si tratta del valore più basso dell’ultimo quinquennio. Le cessazioni risultano in diminuzione dell’1,5% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, in attenuazione rispetto alle flessioni più consistenti registrate nel biennio precedente (-10,7% nel 2014 e -8,8% nel 2015). Le cancellazioni che hanno riguardato il totale delle imprese (artigiane e non) sono state 1.480, con una riduzione del 4,2%, superiore quindi a quella relativa al comparto artigiano.



Il saldo tra iscrizioni e cessazioni relativo al I trimestre 2016, quindi, è pari a -194 unità; esso rappresenta il valore più contenuto registrato nel primo trimestre degli anni a partire dal 2013. Tale valore è stato generato dalla diminuzione delle cessazioni e non da un aumento delle iscrizioni.


Dall’analisi dei dati secondo la forma giuridica emerge che il saldo negativo tra le iscrizioni e le cessazioni è causato principalmente dal risultato negativo delle imprese individuali (-152), seguito dalle società di persone (-47), mentre le società di capitale hanno fatto registrare un saldo positivo seppur contenuto (+5).
Analizzando l’andamento tendenziale delle iscrizioni per forma giuridica, emerge che rispetto al primo trimestre del 2015, le iscrizioni delle società di capitale sono diminuite del 17%, quelle delle società di persone sono diminuite del 13,5%, all’opposto le iscrizioni delle ditte individuali sono aumentate del 3,3%.
Per quanto riguarda, invece, le cancellazioni, quelle delle società di capitali sono diminuite del 7,7%, quelle delle ditte individuali sono scese del 2,2%, mentre le cancellazioni delle società di persone sono aumentate del 3,9%.
 

4. L’andamento delle iscrizioni nei diversi settori produttivi
Le costruzioni registrano la maggioranza delle iscrizioni del primo trimestre del 2016 (il 36,4% delle imprese classificate), seguite dal manifatturiero con il 28,8%, gli altri servizi con il 17,1%. Analogo andamento delle iscrizioni è stato registrato in campo nazionale anche se con percentuali diverse.
Rispetto al primo trimestre del 2015, le nuove iscrizioni sono aumentate negli “altri servizi” (+20%), nel manifatturiero (+11%) e nel settore delle costruzioni (+5,5%); commercio e turismo sono rimaste invariate. Negli altri settori si sono registrate delle forti flessioni (-38,5% per i servizi alle imprese e -37,5% per i trasporti), più che dimezzate nel settore agricolo (-69,2%).
In campo nazionale, rispetto ad un anno prima, le iscrizioni artigiane sono aumentate leggermente negli “altri settori” (+3,2%) e nel commercio (+2,5%), tutti gli altri settori hanno fatto registrare una diminuzione delle iscrizioni, rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, ma con percentuali più contenute rispetto al dato provinciale. In particolare le iscrizioni nel settore agricoltura sono diminuite del 12,1%, nel turismo del 6,4%, nel manifatturiero del 3,6%, nei trasporti del 3,1%. Mentre nel settore delle costruzioni e dei servizi alle imprese la diminuzione è stata di poco superiore al 2%.

5. L’andamento delle cessazioni nei diversi settori produttivi
Le richieste di cancellazione presentate dagli artigiani nel I trimestre 2016 sono state in totale 510, in leggera flessione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-1,5%), mentre a livello nazionale le richieste di cancellazione (al netto delle cancellazioni relative alle imprese non classificate) sono diminuite del 6,4%.
Analizzando i dati per settore economico, emerge che le maggiori richieste di cancellazione relative ad imprese classificate hanno riguardato il settore delle costruzioni, con il 42,7% delle cessazioni; seguito dal settore manifatturiero, con quasi il 25% delle richieste di cancellazione. Analoga situazione si è registrata in campo nazionale; le richieste di cancellazione nel settore delle costruzioni hanno riguardato il 42,7% delle cessazioni classificate, mentre per il commercio la percentuale è stata inferiore (21,9%) al dato provinciale.
Rispetto al I trimestre 2015, le cessazioni si riducono nel commercio del 16% e nelle costruzioni del 7,2%. Aumentano, invece, le chiusure nel settore del turismo, dell’agricoltura e dei servizi alle imprese. In Italia, per lo stesso periodo, le richieste di cancellazione diminuiscono nei settori delle costruzioni, negli “altri servizi”, nel turismo, nel commercio e nel manifatturiero. Aumentano, invece, per le attività legate ai servizi per le imprese. Risultano stabili nei trasporti.

6. Iscrizioni delle imprese artigiane “femminili”, “giovanili” e “straniere”
Nel primo trimestre del 2016, il 20% delle nuove iscritte artigiane sono imprese “giovanili”; le imprese “femminili” rappresentano il 15% del totale, mentre le imprese “straniere” arrivano al 18%.
Rispetto al primo trimestre dello scorso anno, le iscrizioni delle imprese femminili aumentano del 4,3%, in controtendenza rispetto alla media nazionale che registra un -3,1%.
Le imprese giovanili diminuiscono in termini tendenziali del 10%, mentre in campo nazionale la flessione è più contenuta, si ferma infatti al -5,9%.
Le imprese straniere, invece, registrano un notevole incremento (+21,3%), muovendosi in senso opposto rispetto al dato nazionale, che registra una flessione del 3,2%.

 

Comunicato integrale 

 

 

 

 

 

Voci collegateartigianato, osservatorio specialistico, registro delle imprese

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