Ricambio generazionale nelle imprese umbre, n. 2/2010 della rivista Obiettivo Impresa

E’ in distribuzione il n. 2/2010 della rivista trimestrale “Obiettivo Impresa”.
Il tema della successione aziendale è al centro del Forum ospitato in questo numero della rivista camerale. Sappiamo che il passaggio di padre in figlio o, più in generale, il passaggio da una generazione a un'altra è un momento molto delicato per la vita dell'impresa, delicato e anche rischioso, come dimostrano i dati, stando ai quali meno di un terzo delle imprese sopravvive al ricambio generazionale e soltanto il 15% riesce a superare la seconda generazione.

Peraltro analizzando i dati del Registro imprese è emerso, ad esempio, che nel confronto con le altre ripartizioni territoriali, l’Umbria detiene la quota maggiore di over 60 rispetto sia al Centro Italia che all’intera nazione.
In Umbria, infatti, un imprenditore su quattro ha superato i 60 anni, mentre la quota del Centro Italia è pari al 24,0% e per l’Italia al 23,8%. Non solo. In Umbria abbiamo la quota maggiore di ultra 70enni (10,7%) e questa prevale nei confronti di tutte le ripartizioni territoriali.

Di fronte all’attualità del tema del ricambio generazionale e alla “particolarità” del caso umbro il Comitato di redazione della rivista ha chiamato a parlarne, insieme al Presidente della Camera di Commercio Giorgio Mencaroni, l'imprenditore umbro Michele Cinaglia, fondatore della Engineering, la maggiore azienda ingegneristica italiana di ricerca applicata, Massimo Paoli, docente di “ Economia e management dell'innovazione” presso la Facoltà di Economia dell'Università di Perugia e Sergio Cimino, fondatore della RCE , la prima ed unica società italiana di consulenza direzionale ad aver conseguito la certificazione Iso 9001 riguardo al Family Business. Con loro, la ricercatrice Chiara Vivoli che presenta, in un apposito articolo, i risultati emersi dall’analisi condotta sui dati del Registro imprese.

Ne è venuta fuori una chiacchierata ricca di spunti, che ha affrontato anche il tema dell'innovazione aziendale, del rapporto tra Università ed Impresa, dei limiti dimensionali delle aziende umbre e della cronica difficoltà dell'accesso al credito da parte della maggior parte delle aziende in una regione che, nel giro di pochi anni, ha visto via via scomparire quasi tutte le proprie banche locali.

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